Compiti estivi: una guida pratica per organizzare lo studio al meglio
L’estate è un periodo critico per lo svolgimento dei compiti, soprattutto per gli studenti non abituati a organizzarsi a lungo termine.
Pianificare un lavoro in un range di tempo molto ampio richiede infatti una diversa modalità di lavoro. Durante i periodi di scuola la programmazione dei compiti e dello studio ha una cadenza molto breve e rapida, al massimo di poche settimane, mentre le vacanze estive richiedono un approccio organizzativo diverso.
Molti studenti affrontano l’estate concentrando tutti i compiti in un breve periodo subito dopo la fine della scuola (e a settembre non ricordano più nulla) o alla fine delle vacanze (lavorando con scarsa qualità e spesso non riuscendo a finirli).
Qual è quindi la giusta modalità di organizzare i compiti estivi?
Come ci si può orientare per portare a termine con profitto le proprie attività?
Ecco il metodo per organizzare il lavoro estivo che utilizzo anche nel servizio di studio assistito!
Le fasi per organizzare i compiti estivi
Per capire come organizzare al meglio i compiti estivi si può immaginare di dover compiere un viaggio in barca.
Per intraprendere questo tipo di viaggio non si può direttamente salpare.
Infatti prima di partire è prevista una fase di impostazione della rotta, seguita dal viaggio vero e proprio (fase di crociera) e infine, in prossimità della destinazione, è necessario compiere le manovre della fase di attracco.
Ecco le istruzioni per portare a compimento con successo lo studio e i compiti:
• Fase di impostazione
1. Verificare il tempo a disposizione
2. Quantificare il carico di lavoro totale
3. Distribuire il carico di lavoro
4. Fissare dei sotto-obiettivi motivanti
• Fase di crociera
5. Rispettare il piano
6. Monitorare l’andamento del programma
7. E se non riesco a rispettare il programma?
• Fase di attracco
8. Ripassi finali
9. Autoverifiche: autovalutarsi per migliorare
Fase di impostazione
In questa fase si imposta la rotta che si vorrà seguire, definendo il punto di partenza, le varie tappe del percorso e il punto di arrivo, nonché la capacità di trasporto e i tempi di percorrenza.
1. Verificare il tempo a disposizione
La prima cosa da tenere in considerazione per organizzarsi è la verifica delle risorse a disposizione. Nel caso dello studio estivo corrisponde principalmente al tempo a disposizione.
In questa fase bisogna evitare errori di sovrastima perché non possiamo pensare di studiare tutti i giorni (non è necessario studiare ogni giorno, ma è più produttivo organizzarsi efficacemente).
Nel calcolo dei tempi bisogna ricordarsi di contare i giorni di pausa (1 o 2 a settimana), dei giorni “di scorta” per gli imprevisti (3 o 4 giorni al mese) e i giorni di ripasso (le utlime 1 o 2 settimane).
Solitamente il totale del tempo a disposizione è di circa 20 giorni al mese.
2. Quantificare il carico di lavoro totale
Una volta che si hanno chiari i tempi a disposizione il passo successivo è verificare l’ammontare totale dei compiti assegnati.
Esso può essere conteggiato come numero di capitoli, pagine o di esercizi.
Molte volte questa fase viene saltata per iniziare i compiti a testa bassa, correndo il rischio di andare “fuori giri” (cioè di lavorare troppo fin da subito e andare quindi in sovraccarico) oppure di trovarsi all’ultimo minuto con una quantità ingestibile di cose da fare.
Conoscere esattamente cosa e quanto bisogna studiare è quindi un punto cruciale nella pianificazione dell’estate.
3. Distribuire il carico di lavoro
Una volta verificato l’ammontare dei compiti e il tempo a disposizione, il carico va distribuito in modo da riuscire completare le attività nel tempo previsto.
La distribuzione del carico può avvenire liberamente, non esistono modi più giusti di altri.
Si può optare per una distribuzione orizzontale e uniforme (ogni giorno 1 o 2 ore) oppure per una programmazione verticale con giorni più intensi e giorni più leggeri.
Ecco le uniche cose che consiglio di tenere in considerazione per una programmazione efficace ed efficiente:
- verificare la fattibilità: tra “il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, quello che mi programmo è quello che dovrò fare, niente esagerazioni, ma tanto buon senso.
- non concentrarsi su una materia per volta, ma lavorare parallelamente su più materie;
- evitare più di una settimana intera di pausa: si inizia dimenticare quello che si impara già nelle prime 24 ore e dopo pochi mesi di inattività non solo si dimenticano le nozioni, ma diminuisce la capacità di studiare (riduzione di memoria, attenzione sostenuta, competenze lessicali-semantiche, maggiore fatica percepita e minore tenuta emotiva).
4. Fissare dei sotto-obiettivi motivanti
È molto importante fissare a priori delle pietre miliari da raggiungere.
Questo ci permette di suddividere il lavoro in fasi emotivamente gestibili, di gioire per gli obiettivi che pian piano si raggiungono, di provare soddisfazione e ricaricarsi energeticamente per affrontare lo step successivo.
Anche in questa fase non esiste una modalità prestabilita per fissare i sotto-obiettivi motivanti, anzi se lo sfizio che ci si dedica è auto-scelto il godimento sarà anche maggiore. Ad esempio ci si può autogratificare facendosi un regalo, un particolare momento di relax oppure fare una cosa che si rimandava da tempo.
Fase di crociera
In questa fase si intraprende il viaggio impostato precedentemente, cercando di seguirne la rotta e sfruttando al meglio il tempo a disposizione.
5. Rispettare il piano
Una volta concluse le fasi preliminari si dà il via ai lavori rispettando il programma.
Questa è la fase che richiede maggiore autodisciplina e dove bisogna fare il conto con le proprie decisioni e responsabilità.
Il mio suggerimento è di dedicare, quando possibile, la parte iniziale della giornata al raggiungimento degli obiettivi quotidiani, potendo così giostrarsi il resto del tempo per recuperare eventuali ritardi, gestire imprevisti o semplicemente godersi l’estate!
Nell’attuazione del piano consiglio di non arrendersi subito in caso di difficoltà, ma di provarci sempre almeno tre volte.
Bisogna ricordarsi di rispettare le autogratificazioni, anche se raggiunte in ritardo rispetto al programma. Infatti se non ci si dedica un riconoscimento per il lavoro fatto, si avrà ancora meno motivazione per proseguire, con il risultato che il ritardo potrà solo peggiorare.
6. Monitorare l’andamento del programma
Avere un programma è inutile se non se ne verifica il rispetto.
È quindi d’obbligo verificare giorno per giorno il rispetto del programma, possibilmente segnando, ad esempio con un pennarello colorato su un calendario, quei giorni dove sono stati raggiunti gli obiettivi e quelli dove ciò non è accaduto.
Inoltre una cosa importante è quella di verificare l’andamento globale delle attività ogni 1 o 2 settimane, in modo da rendersi conto se si stanno accumulando o riducendo ritardi o se tutto procede regolarmente.
7. E se non riesco a rispettare il programma?
In caso di difficoltà persistenti la prima cosa da fare è cercare di capire se si sta dedicando il giusto tempo o se non si è distribuito correttamente il carico.
Può infatti capitare che si sia sottovalutato o sopravvalutato qualche aspetto del programma e che quindi sia necessario ridefinirlo ripartendo dalla fase di impostazione.
Oppure può accadere che siano presenti delle difficoltà eccessive e che sia necessario ricercare un aiuto specialistico come quello che offriamo nei servizi di difficoltà di apprendimento e metodo di studio per valutare la presenza di eventuali difficoltà oggettive o semplicemente per fornire nuovi strumenti operativi e concettuali per studiare.
Fase di attracco
In questa fase si verifica l’integrità del carico per poi attraccare gloriosamente al molo di destinazione.
8. Ripassi finali
È fondamentale dedicare del tempo per ripassare gli argomenti affrontati.
Questo serve per evitare di dimenticare le nozioni e di aver quindi sprecato tempo ed energie inutilmente.
Vanno quindi rispettati i giorni programmati nella fase preliminare per rivedere (che non significa ristudiare) tutto il materiale.
Questa fase è molto più agevole se nella fase di studio sono stati prodotti degli schemi (link all’articolo: uscire dagli schemi).
In questa fase è normale che possano sorgere dei dubbi. Non è un problema, basta risolverli usando gli schemi, libri, compagni o chiedendo aiuto a chi è più competente.
9. Autoverifiche: autovalutarsi per migliorare
Spesso si ha la necessità di utilizzare le nozioni apprese in una verifica o interrogazione.
Un metodo che suggerisco per guadagnare sicurezza e potenziare il ricordo è quello delle autovalutazioni.
Consiste nel fornirsi autonomamente dei feedback tramite delle autoverifiche semistrutturate.
Queste si possono creare elencando i titoli dei paragrafi e dei capitoli e poi (senza guardare appunti, schemi e libri) provare a raccontare (oralmente o per iscritto) i contenuti di ogni punto.
Una volta conclusa questa parte bisogna controllare dove i contenuti esposti sono corretti e dove invece è necessario un ulteriore ripasso.
Le autoverifiche si possono ripetere fino a quando non si è soddisfatti del risultato raggiunto. In caso di argomenti difficili o particolari difficoltà espositive può essere necessario provarci anche 10 volte.
Il valore dell’organizzazione
Imparare a organizzarsi, a diventare più autonomi e a sviluppare competenze cognitive non è un compito facile e immediato. Richiede impegno, ragionamento e un pizzico di tenacia.
Seguendo questi passi, che aiutano a capire come ragionare e pianificare, gli imprevisti e le difficoltà non potranno più essere insormontabili.
L’impossibile diventerà possibile, l’eccezionale normalità.
Come diceva Sir Robert Stephenson Smyth Baden-Powell:
Non esiste buono o cattivo tempo, ma buono e cattivo equipaggiamento