Diario di una neuropsicomotricista. Breve storia (felice) di come l’essere TNPEE ha arricchito la mia vita.
Indovina chi?
Prima di tutto, vi lascio qualche indizio per riconoscermi quando girate tra gli spazi di Centro Archè:
Spesso ho tante borse tra le mani.
Sono vestita con abiti sempre comodi, tipo tuta.
Posso avere le mani sporche di colore.
Indosso quasi sempre i calzini antiscivolo (o sono addirittura scalza!).
Porto degli occhiali verdi.
Chi sono?
Eccomi, sono Marta! Piacere!
Forse però non tutti sanno che… sono Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e la mia professione può essere anche chiamata TNPEE, neuropsicomotricista, neurodevelopmental disorder therapist.
Sono pronta a scommettere una cosa: molti di voi si stanno chiedendo quale sia il significato di questo nome.
Ed è proprio a questo che volevo arrivare!
Un nome, una missione
Qui di seguito vi riporto alcune delle frasi più belle che le persone mi dicono, quando mi presento, in risposta alla fatidica affermazione “Sono neuropsicomotricista!”. Le condivido con voi, perché alcune sono proprio divertenti!
- “Neuro, psico…. che?”: dai, ci siamo quasi!
- “Quindi sei psicologa e lavori con il movimento”: ehm, forse mi sono iscritta al corso sbagliato?
- “Ah, è proprio un bel ramo!”: niente paura, non taglio alberi.
- “Allora lavori coi bambini!”: diciamo di sì, ma non siamo colleghi!
- “Perché neuro?”: perché sono un pò matta ad aver scelto una professione così bella!
- “Che bello, allora giochi coi bambini!”: ma lo sai che giocare è una cosa seria!
“Ma quindi, cosa fai?”
Al di là delle etichette, non mi piace essere troppo formale, questa è la mia professione, il mio lavoro, il mio modo di vedere le cose.
Mi piace pensare che il saper essere neuropsicomotricista sia l’obiettivo della mia missione e questo porta al compito di informare le persone su cosa faccio.
Da un pò di tempo, ho realizzato che avrei potuto sentire ancora molte risposte come quelle citate sopra, se non avessi iniziato ad informare le persone sul mio lavoro e su come e quando la neuropsicomotricità può essere utile.
Volete aiutarmi in questa missione?
La mia scelta forte: professione TNPEE
Dopo le superiori, ho scelto di provare ad entrare nel corso di laurea per Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (TNPEE) a Padova. Mi sono piaciute da subito le materie di studio, una buona integrazione tra medicina, psicologia e pedagogia, oltre che a quelle pertinenti alla professione di TNPEE.
Ho partecipato al test di ammissione: il corso infatti era a numero (super) chiuso. Erano ammessi solo 12 candidati! Il fatto di riuscire a passare la selezione mi ha dato un forte incoraggiamento e una grande motivazione: ce l’avevo fatta!
Alla fine dei 3 anni di studio, con tutta la teoria impressa nella memoria, mi sono accorta che avrei potuto affinare le mie competenze solo trovando l’equilibrio tra conoscenza ed esperienza pratica.
Mi piace paragonare il lavoro del Neuropsicomotricista a quello del sarto: si cuce un percorso che si adatti perfettamente a quel particolare bambino, non a tutti, ma solo a lui.
Inoltre, nel mio lavoro, è come se dovessi lanciare una freccia verso un bersaglio: devo calibrare bene il lancio se voglio colpire il centro e quindi arrivare al mio obiettivo. E, alle volte, succede anche di trovare qualche piccolo ostacolo lungo la traiettoria.
L’esperienza si accresce lavorando. La conoscenza aumenta sperimentando.
Questo vale in generale per tutti i professionisti che lavorano con le persone: si parte dalle risorse che ci sono, per potenziare quelle che non sono ancora totalmente espresse!
“Ma quindi, cosa fai??”
Cosa vuol dire la parola “Terapista”
Innanzitutto sta ad indicare che sono un operatore sanitario della riabilitazione, riconosciuta con un decreto del Ministero della Sanità. La Neuropsicomotricità è una professione giovane, è nata nel 1997.
Mi occupo della «terapia e della riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili» (D.M n. 56 del 1997).
In che modo faccio il mio lavoro
Il mio approccio ai bambini, è globale. Considero la maturazione della persona come l’evolversi di un insieme di competenze, capacità e abilità complesse che si intersecano e che si influenzano a vicenda. Le aree prendo in considerazione sono molte: motoria-funzionale, cognitiva, relazionale, comunicativa-linguistica, emozionale, comportamentale, etc.
In età evolutiva non si possono tenere separate queste componenti perché sono strettamente legate e influenzate tra di loro.
Osservo e valuto quali sono le abilità di base di un bambino, quali quelle emergenti e quali, a volte, carenti. Sappiamo tutti che nel percorso di vita possono esserci delle difficoltà, che si manifestano più o meno precocemente.
L’integrazione tra funzioni emergenti e funzioni di base trasversali è l’elemento caratterizzante dell’approccio neuropsicomotorio.
Il mio focus non è la difficoltà o il disturbo, ma piuttosto l’integrazione delle competenze, siano esse ben sviluppate o meno.
Metto al primo posto la relazione e sono convinta che non si possa non comunicare con il bambino che abbiamo davanti. Anzi, ritengo che questo sia il presupposto per costruire tutto il percorso.
A chi è rivolto il mio servizio?
Mi occupo dello sviluppo e la mia competenza è quindi specifica per l’età evolutiva.
In parole più semplici, seguo tutti quei bambini e ragazzi che hanno bisogno del mio supporto, dalla nascita fino ai 18 anni di età.
Quali sono i miei strumenti operativi?
Occupandomi di età evolutiva, in particolare di bambini in età prescolare (0-6 anni), le proposte che faccio all’interno dei miei incontri sono veicolate dal gioco.
Questa infatti è l’attività principale che investe l’interesse del bambino. Ma non il gioco libero, ovviamente.
Sappiamo benissimo che il gioco è una cosa seria!
Utilizzo sia materiale strutturato (giochi tipo pentoline, macchinine, costruzioni, bambole, giochi in scatola, …) che non strutturato (cerchi, coni, bastoni, didò, …).
Le attività che propongo sono pensate per far emergere, migliorare o potenziare le abilità del bambino, considerando prima di tutto i suoi interessi e le competenze di base che possiede.
Quindi dietro al lavoro diretto con il bambino, c’è sempre un ragionamento sulle modalità che mi permettono di raggiungere gli obiettivi prefissati e una procedura di verifica dopo l’intervento.
I tipi di gioco che posso proporre sono diversi: possono essere di tipo motorio-funzionale, corporeo, simbolico, sensoriale, con regole, di attivazione sociale, etc.
Qualche informazione aggiuntiva
Mi interessa moltissimo l’ambito della prevenzione e dell’educazione.
Credo infatti fortemente nel potere della prevenzione, che per me significa:
- informare famiglie, operatori e professionisti sulle tematiche dello sviluppo, delle difficoltà e dei disturbi che si possono manifestare in età evolutiva;
- progettare interventi all’interno di asili nido, scuole ed enti per promuovere il benessere psicomotorio e la crescita dei bambini e dei ragazzi nel gruppo classe.
Nell’ultimo anno mi sono affacciata a molte realtà scolastiche e quello che ho potuto osservare è che, sempre più, i bambini hanno poco tempo e poche occasioni per stare insieme tra di loro al di fuori dell’ambiente classe.
Mi piace allora pensare che i progetti di psicomotricità nelle scuole siano davvero delle occasioni da cogliere al volo per creare scambio e dialogo tra le persone.
Prima di tutto per i bambini, ai quali viene offerto uno spazio protetto, adatto e pensato per loro. In secondo luogo per gli insegnanti, per poter avere un confronto con un professionista esterno.
L’importanza e l’utilità della Neuropsicomotricità
La Terapia Neuropsicomotoria interviene quando emergono delle difficoltà o dei disturbi che si riconducono a specifici settori dello sviluppo (motorio, linguistico, interattivo), ma che sono difficilmente separabili dalle funzioni di base come attenzione, percezione, memoria, motivazione e regolazione affettiva.
La terapia neuropsicomotoria è indicata nei:
- Disturbi sensoriali, neurologici e neuromotori;
- Disturbi della coordinazione motoria (impaccio, mal destrezza, disprassia), dello schema corporeo e dell’organizzazione spazio-temporale;
- Disturbi dello spettro dell’autismo;
- Disturbi del linguaggio e delle comunicazione;
- Disturbi della regolazione emotivo-comportamentale;
- Disturbi dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia);
- Altri disturbi del neurosviluppo (disabilità intellettiva, disturbo d’attenzione, iperattività, aggressività, inibizione, mutismo selettivo).
Solitamente dopo un periodo di attività individuale, l’obiettivo è quello di proseguire l’intervento in un piccolo gruppo, per aiutare il bambino a generalizzare e armonizzare le competenze acquisite.
Perché ho scelto di lavorare a Centro Archè
A Centro Archè ho incontrato un’equipe composta da professionisti con cui condivido alcuni aspetti molto importanti del nostro lavoro e che abbiamo riportato per iscritto nella nostra Mission:
- la centralità della relazione;
- il focus sulla globalità della persona, non solo sulle difficoltà.
A Centro Archè mi occupo di percorsi di Terapia Neuropsicomotoria, della conduzione di piccoli gruppi di Psicomotricità Educativa e Preventiva sia nella nostra sede che in alcune scuole del vicentino.
Sempre a Centro Archè, ho strutturato il corso di Massaggio Infantile e di Gioco Sensoriale rivolti ai genitori e ai loro piccoli.
Centro Archè è un luogo in cui mi sento libera di crescere professionalmente, sia perché la mia conoscenza aumenta, sia perché riesco ad affinare al meglio la mia competenza (ricordate quello che vi scrivevo prima rispetto all’equilibrio tra teoria e pratica?).
C’è un’energia positiva che stimola la nascita di idee e proposte nuove, innovative, frutto dell’esperienza che facciamo tutti i giorni con i nostri bambini e ragazzi.
Le sfide che ogni giorno affrontiamo non sono sempre facili, nessuno di noi ha la bacchetta magica!
A tutti noi è capitato di pensare “Ma chi me lo fa fare?!?” di fronte a una difficoltà. Però il fatto di poter contare sull’equipe fa sicuramente la differenza.
Da quando lavoro come TNPEE assieme agli altri professionisti di Centro Archè anche il mio modo d’essere è cambiato: lavoro per obiettivi, considero la situazione da diversi punti di vista, mi confronto con i colleghi.