Scrittura a mano: è ancora utile al giorno d’oggi?
Un paio di anni fa, ho deciso di interessarmi alla scrittura… a mano. Durante i miei studi di psicomotricità, la grafomotricità mi aveva sempre incuriosita: un mondo di tracce e espressività, attraverso cui ognuno di noi è libero di esprimersi! Con essa la sensazione di piacere nel lasciare tracce scritte e nello scrivere.
Colorare e scrivere a mano: mi è sempre piaciuto farlo!
Non tanto per quello che avevo da comunicare, ma piuttosto per il fatto dello scrivere in sé, del gesto che mi portava ad osservare il mio prodotto.
Sia chiaro, non sono una scrittrice e non lo sarò mai. Mi piace prendere appunti scrivendo sui fogli e non al computer, fare schemi a mano preferendoli a tabelle informatiche, stampare e scarabocchiare dispense di studio piuttosto che leggerle su uno schermo.
A volte mi domando: in un mondo dominato da touch screen, audio-messaggi e realtà virtuale ha ancora senso riflettere sulla scrittura manuale? Che futuro ha la scrittura a mano?
C’è chi è a favore della tecnologia e chi a favore della penna. Ci si può schierare da una parte o dall’altra! Entrambe hanno i loro aspetti positivi e negativi.
La domanda più sensata è quindi questa: che senso ha insegnare ai bambini fin dalla scuola dell’infanzia a scrivere per poi passare al corsivo alla scuola primaria, per anni e anni?
Per rispondervi vi racconterò una storia, quella di Pietro.
I problemi di scrittura: il punto di inizio della storia di Pietro
Pietro è un bambino di 11 anni, frequenta la classe 4°. Il suo percorso scolastico è iniziato con una diagnosi di dislessia e disgrafia. Aggiungiamoci pure che è un bambino un po’ goffo dal punto di vista motorio. È stato però molto fortunato: a scuola ha delle maestre molto attente alle sue difficoltà, che lo aiutano e lo sostengono, gli preparano attività specifiche, lo incoraggiano.
Pietro alla fine della terza si sente però diverso. Gli altri scrivono in corsivo, più veloci e meglio. Lui in stampatello minuscolo.
Gli è stata evitata una difficoltà: Pietro è stato dispensato dal saper scrivere in corsivo. Ma Pietro non vuole essere diverso dagli altri e, ignorando la fatica e le difficoltà, continua a insistere con la mamma per imparare a scrivere in corsivo. Ed ecco l’occasione giusta: un bel percorso rieducazione della scrittura. Forse nel caso di Pietro è stato più simile ad un percorso di E-ducazione della scrittura.
L’importanza di allenare i prerequisiti della scrittura
Allora insieme iniziamo ad intraprendere questo percorso.
L’approccio al corsivo e alle lettere non è immediato, bisogna prima considerare i punti di forza e i punti critici.
Pietro aveva una gran voglia di lavorare e durante le attività riuscivamo a fare un sacco di cose. Inoltre, dal punto di vista tecnico, postura e impugnatura dello strumento erano corretti. Pietro sedeva dritto sulla sedia, con i piedi appoggiati ad un rialzo (a terra non ci arriva ancora bene bene!), entrambi gli avambracci sul tavolo, il collo rilassato e la testa dritta. La matita presa senza stringere troppo con una presa tridigitale. Insomma, un buon punto di partenza.
Al contrario, l’ordine e la pulizia nei quaderni non erano sicuramente il punto forte di Pietro: parole cancellate a metà e corrette sopra, lettere e numeri che a volte avevano la tendenza a saltare su e giù sulle righe, altre lettere con forme ambigue e poco adeguate, una eccessiva pressione sul foglio tanto che passando una mano sul retro delle pagine si potevano sentire i solchi.
Insomma, aveva da lavorare per consolidare i pre-requisiti e stimolare la motricità fine delle mani! Ma nulla ha spaventato Pietro perché, per lui, l’obiettivo era e rimane ancora la possibilità di sorprendere la maestra e scrivere un giorno tutto in corsivo.
Il suo entusiasmo è alle stelle. Pietro non vede l’ora di poter scrivere finalmente come i suoi compagni.
Il nostro appuntamento settimanale è sempre molto atteso da entrambi.
Per i primi tempi di letterine non se ne vede l’ombra: i nostri obiettivi sono quelli di lavorare sullo spazio della pagina, sull’ordine e il ritmo; già perché scrivere è anche questione di ritmo, di alternare pieni neri, le parole, a vuoti bianchi, gli spazi. Lavoriamo anche sulla prensione dello strumento, sulla postura e sulla fluidità del movimento.
La scrittura in corsivo: il tanto ambito traguardo
Pietro ha riempito fogli su fogli di linee e colori. E a poco poco la traccia è diventa più fluida e sciolta, lo spazio più ordinato e il movimento più controllato. Tracciato scivolato dopo tracciato scivolato, progressione dopo progressione arriviamo alle prime forme pre-scritturali, dalle quali derivano le lettere.
Siamo partiti dalla coppa, la “coppa del mondo” come l’ha chiamata Pietro.
Vedere nei suoi occhi la felicità quando da questa forma abbiamo disegnato la sua prima lettera “U” è una emozione che è difficile da descrivere.
E dopo la U, la I, la T, la R… e poi una nuova forma e nuovi gruppi di lettere.
Eh sì, Pietro non ha imparato le lettere in ordine alfabetico, ma per gruppi, a seconda del movimento che ci vuole per disegnarle e delle forme simili. Con le coppe si disegnano le U, le I, le T, le R..
Dopo la coppa, abbiamo scoperto l’arco… e con esso una nuova serie di trionfi! Le M, N, P, V.
Per lui è una gioia enorme scrivere le prime paroline, tutte da solo.
E un orgoglio portare a casa e a scuola il primo dettato di parole.
Il percorso di Pietro non è ancora finito, prosegue ancora. Abbiamo ancora qualche forma da scoprire, per riuscire a completare per la prima volta tutto il nome di Pietro. Pietro mi dice che la O e la E le sa già fare, come la A e la L del cognome. Non ho dubbi che riesca a riconoscerle e magari a tracciarle, ma scriverle utilizzando il movimento corretto non è immediato.
Cos’è la rieducazione alla scrittura?
Il movimento alla base di questo recupero di abilità nella scrittura. Molti bambini hanno bisogno di ciò: strutturare nuovamente i movimenti e le forme delle lettere, che per qualche motivo sono andati persi nei primi anni di scuola o che a volte non sono stati neppure appresi in modo corretto.
Pochi casi sono irrecuperabili!
Ma ritorniamo alla domanda da cui eravamo partiti riguardo al senso della scrittura manuale.
Non considerare importante l’apprendimento del gesto grafico della scrittura, ritenendo che l’utilizzo del computer e di una sempre maggiore informatizzazione un giorno sostituirà totalmente in qualsiasi situazione di vita la scrittura umana, è un atteggiamento superficiale.
Al momento non esiste un mezzo più economico e semplice della scrittura per lasciare traccia scritta, soprattutto nella vita quotidiana.
Al di là di queste considerazioni, anche in campo bioneurologico appare chiaro quanto un’attività come la scrittura a mano sia fondamentale per lo sviluppo cerebrale dei bambini, e in particolar modo delle competenze linguistiche, cognitive e motorie, legate alla specializzazione dell’emisfero sinistro del nostro cervello.
Con questo non voglio demonizzare la tecnologia, i computer e internet, ma intendo sottolineare come scrittura a mano e computer abbiano spesso funzioni diverse, non sovrapponibili tra loro.
Se la scrittura di un bambino, dalla fine della seconda classe della scuola primaria si presenta poco leggibile; maldestra, rigida e ritoccata; eccessivamente lenta o eccessivamente veloce; irregolare in pressione, direzione e dimensione; se compaiono dolori alla mano e l’organizzazione dello spazio e delle pagine è caotica e disordinata, potrebbe essere utile alzare le antenne e non decidere di aspettare troppo.
La speranza che il tempo migliori una scrittura è spesso vana: prima si interviene per aiutare un bambino in difficoltà meglio è, poiché si evita l’automatizzarsi di movimenti scorretti e poco funzionali.
Dal punto di vista grafomotorio, la fatica di imparare a scrivere è reale e non si risolve soltanto con lo sviluppo o con l’allenamento, bensì richiede nelle fasi iniziali di apprendimento una guida specifica, graduale e sistematica.
Lo scopo principale dei percorsi che attivo a Centro Archè di rieducazione della scrittura è quello di recuperare le abilità grafomotorie carenti, rendendo più funzionale quanto già appreso.
Prevede percorsi individuali per bambini e ragazzi, per ricostruire un gesto grafico poco efficiente, lavorando sulla consapevolezza del gesto, sullo sviluppo e consolidamento delle abilità di base necessarie per scrivere, arrivando infine alla scrittura vera e propria.