Uscire dagli schemi
A tutti sarà capitato di avere la necessità di prendere velocemente nota di appunti, soprattutto a scuola e al lavoro, e ognuno di noi si distingue per il proprio modo personale di selezionare e accumulare le informazioni più importanti.
C’è chi riassume sul quaderno intere pagine di libri abbreviandone il testo, qualcuno si diletta a schematizzare con frecce e tabelle e qualcun altro addirittura fa largo uso di disegni colorandoli.
La lista dei sistemi per facilitarci la vita nell’accumulo delle informazioni è veramente ampia e tutti sono d’accordo sul fatto che quello che è scritto sul libro da studiare, o il contenuto che stiamo ascoltando da un professore o le diapositive lunghissime della riunione commerciale, quasi sicuramente è da “tagliare”, da ridurre e rendere più ricordabile… proprio come la frase che avete appena letto! Ognuno ha preferenze diverse in ogni ambito della vita, figuriamoci se non le abbiamo anche nella scelta dei “dettagli” che vogliamo, o dobbiamo, imparare.
Perché gli appunti fatti da qualcun altro ci aiutano parzialmente e/o per niente nel comprendere i dettagli di un’argomento?
Per rispondere a questo è meglio se ci addentriamo per un attimo nel mondo della mente e analizziamo una parte del suo funzionamento.
Gerarchia in testa
La mente per memorizzare le informazioni crea categorie nelle quali raggruppa i concetti in base alle somiglianze e differenze tra i vari elementi.
In altre parole, la mente trova dei gruppi principali in base alle caratteristiche comuni e differenzia tra loro questi insiemi a seconda delle funzioni che svolgono. Evidentemente siamo tutti coscienti delle caratteristiche dei componenti del regno animale e capaci di distinguerli da quelli del mondo vegetale.
Prendiamo ad esempio la categoria delle abitazioni e alcuni elementi di questo insieme come: la casa singola, quella a schiera, la villetta, la capanna, l’appartamento in un grattacielo ecc.
Quali sono le caratteristiche comuni a tutti questi elementi? Essere coperti da un tetto, essere ambienti chiusi da pareti e avere un vano d’ingresso. Considerando ciò, la mente automaticamente andrà a creare la categoria “abitazioni” al cui interno ci saranno solo gli elementi che hanno le caratteristiche sopra riportate. Ogni volta che una persona vedrà un edificio sarà capace di riconoscerlo come abitazione, se ne riconosce le caratteristiche proprie della categoria, oppure di inserirlo in un nuovo gruppo.
Quasi sicuramente alla domanda “Pensa ad un’abitazione?”, tutti tendenzialmente richiameranno alla mente la propria casa, ma ognuno penserà ad aspetti diversi. Per qualcuno la casa rappresenterà l’insieme degli oggetti che usa di più, per un altro le proprie abitudini, o le situazioni più o meno felici, per altri ancora le persone che vi abitano e i ricordi vissuti. Ogni persona andrà quindi a utilizzare la propria casa come modello per identificare altri edifici della categoria con la stessa funzione.
Insomma, ciascuno associa diversamente dagli altri in base al tipo di categoria per la quale ha scelto che il concetto “casa” debba esserne il prototipo, cioè il rappresentante più accreditato.
Sapere questo ci aiuta a comprendere che ogni cosa che memorizziamo deve andare al “suo posto“, cioè deve entrare nella categoria per noi adeguata per poterla ritrovare velocemente nel momento del bisogno.
Questione di etichetta
Ogni elemento può far parte di più categorie. Acquisiamo la possibilità e la capacità di incasellare tale elemento in relazione al nostro punto di vista della realtà e del mondo. Tutto ciò che vediamo, osserviamo, analizziamo è in relazione al contesto, all’ambiente e all’argomento. E non da ultimo al nostro modo di interpretare la realtà. Tramite l’esperienza e le situazioni con un forte impatto emotivo, noi attribuiamo a ogni elemento uno spazio specifico nella nostra mente, un senso. Esso può arrivare ad acquisire diversi significati ed essere etichettato in più categorie. Ad esempio il termine “casa”, come abbiamo detto prima, fa parte della categoria abitazioni. Ma per qualcuno può far parte anche della categoria delle “Spese personali” o addirittura, può far pensare a una citazione di un film, pensiamo per esempio alla famosa frase “ET, telefono casa”. In pratica la stessa parola rientra in categorie diverse in base al concetto e al significato che le abbiamo attribuito.
Inoltre, più c’è coerenza nell’etichettare, più ricordiamo con ordine e di conseguenza sarà più facile ritrovare il concetto quando necessario.
Attiviamo i collegamenti
Un concetto se preso singolarmente non è sufficiente però a organizzare le informazioni e gli stimoli che arrivano dall’esterno. È importante quindi che si creino associazioni tra le varie categorie in modo da fare inferenze e avere maggiore padronanza dei concetti stessi. Come avviene ciò?
Possiamo immaginare la memoria come un’insieme di collegamenti, una rete fra diverse informazioni che trovano comunanza in certe caratteristiche comuni, come ad esempio, alcuni dettagli, o per essere state acquisite nella medesima situazione. A questo proposito, è interessante pensare a quelle situazioni in cui è capitato di ricordare improvvisamente attraverso stimoli esterni, apparentemente insignificanti, un compito che avremmo dovuto svolgere o il significato di qualcosa che ci sembrava sfuggito totalmente di mente. In queste occasioni, ci si rendiamo conto che il ricordo in realtà esiste e la difficoltà a recuperarlo sta nella modalità che usiamo per farlo riemergere!
L’esempio più banale di questo funzionamento è proprio quando abbiamo un suo malfunzionamento!
Quando cambiando ambiente, come il tragitto da camera a cucina, ci dimentichiamo di colpo del compito che ci siamo prefissati di fare un attimo prima (che era il fatto di aggiungere l’acqua al ferro da stiro). Che soluzione adottiamo? Torniamo in camera a farci suggerire dall’ambiente le intenzioni iniziali. Quello stimolo, un’immagine (la maglia spiegazzata), un suono o un profumo ha fatto appunto da suggeritore per il concetto a cui è collegato a livello di significato che in questo caso è stato il ricordare di fare riempire l’acqua al ferro da stiro.
Ecco che prendere gli appunti tramite schematizzazione permette proprio di scegliere quali suggeritori, insiemi di parole, sono adatti per riattivare quei collegamenti tra concetti, significati e quindi argomenti che ci interessano.
Rinforziamo i ricordi
Se vogliamo che gli argomenti scritti su carta e compresi tornino a galla in maniera efficiente quando ne abbiamo necessità, bisogna rinforzare i collegamenti fra ricordi attuati dalla nostra mente. Per farlo è necessario usarli ripetutamente.
Immaginiamo che Cappuccetto Rosso debba fare ogni settimana il percorso tra casa sua e quella della nonna passando per il bosco. Sceglierà il percorso migliore, quello che le farà raggiungere l’obiettivo in maniera veloce e senza fatica. Inoltre, facendolo ripetutamente, andrà a creare una traccia del suo passaggio nel terreno e quindi un sentiero con un solco artificiale. Nella nostra mente avviene un processo analogo di creazione di un “percorso facilitato”.
Ricordiamoci inoltre che due concetti non sono collegati solo tra loro ma con migliaia di altri. Una proprietà peculiare della nostra mente è proprio quella che se attiviamo un concetto si attivano anche gli altri che sono collegati ad esso. Non necessariamente tutti, altrimenti avremo confusione in testa in ogni momento. Infatti, saranno proprio quelli che sono stati solcati maggiormente, ad essere risvegliati.
Se vuoi scoprire come funziona la memoria e quali sono i modi per sfruttarla al massimo leggi il nostro artico “Una memoria da elefante!“.
Come usare tutto ciò?
Questi processi che ho descritto sono fondamentali nel momento in cui ci si trova a lavorare con i ragazzi nel quotidiano. Spesso infatti quando si trovano ad avere attimi di confusione, i ragazzi hanno la tendenza a voler imparare a memoria tralasciando il contenuto di quanto stanno studiando. Giustamente la fase di memorizzazione è fondamentale, ma se si vuole che quello che si è memorizzato rimanga in testa saldamente, è molto più efficiente creare ordine per incentivare il processo di comprensione. Questo modo è il migliore per creare economia nella memorizzazione dei concetti. Le nuove conoscenze sono quindi ben più salde se vengono collegate ai ricordi delle proprie esperienze passate.
Ricordiamo meglio quindi se riusciamo a integrare bene le nuove informazioni con quelle apprese in passato. Ne consegue che ha più senso comprendere e imparare una sola formula base di matematica, piuttosto che memorizzare a pappagallo decine di formule complesse derivate da essa.
Quando i ragazzi creano degli appunti schematici si rendono subito conto che capiscono meglio l’argomento e risulta più facile da memorizzare successivamente con strategie adeguate. Ciò è inoltre potenziato quando riescono a rappresentare visivamente su carta la loro organizzazione mentale dei concetti riguardo all’argomento.
Dalla mente alla carta
Ma ora può sorgere una domanda: esisterà un metodo preciso e regolamentato per prendere appunti efficacemente e più velocemente?
Come abbiamo letto in precedenza avendo tutti una modalità differente di organizzare in testa le informazioni, saremo portati di conseguenza a costruire schemi molto differenti tra loro riguardanti il medesimo argomento!
In linea di massima uno schema per essere genericamente efficace dovrà contenere le seguenti caratteristiche:
- le parole-chiave che fungono da suggeritori per i concetti principali;
- frecce, rami, tabelle e altri simboli, che mettano in evidenzia i collegamenti mentali tra parole-chiave;
- deve essere evidente l’ordine gerarchico delle informazioni in modo da distinguere i concetti generali e i relativi concetti secondari;
- la presenza di creatività che faciliti l’elaborazione dello schema.
In pratica è ormai scientificamente assodato che riassumere testualmente, scrivendo un riassunto del testo del libro, è poco efficiente mentre al contrario sono molto produttivi schemi, tabelle, mappe concettuali e quelle mentali.
Queste ultime promuovono il rispetto dell’ordine e della gerarchia del proprio modo di strutturare nella mente l’argomento interessato proprio come fosse una mappa.
Se poi aggiungiamo colori, disegni, icone e simboli personali si renderà il processo d’apprendimento più fluido, coinvolgente, dinamico e soprattutto personalizzato.
Ecco perchè a Centro Archè non facciamo semplici ripetizioni! Come appunto dice la parola, la ripetizione comporta il fatto di incamerare le informazioni utillizzando come unica strategia quella di ripetere all’infinito, senza realmente soffermarsi a capire quanto si sta apprendendo.
Uno dei scopi nei nostri percorsi è proprio quello di avere un approccio metacognitivo e attivo nei confronti del testo che porta ad organizzare le informazioni in maniera consapevole e ordinata all’interno della mente.